venerdì 13 giugno 2014

40 mappe che spiegano internet

Traduzione dell' articolo "40 maps that explain the internet "di Tymothy B.Lee

Prima di internet, c'era ARPANET
ARPANET, il precursore del moderno internet, era un progetto di ricerca accademica finanziato dall'Agenzia progetti di ricerca avanzata(ARPA), un ramo militare conosciuto per il finanziamento di progetti di ricerca ambiziosi, senza applicazioni commerciali o militari immediate. Inizialmente, il netowrk collegava solo l'University of Utah, con tre centri di ricerca in California. ARPANET era una prova di un’allor nuova tecnologia denominata packet-switching, che spezza i dati in piccoli "pacchetti" in modo che possano essere trasmessi in modo efficiente attraverso la rete. Aveva anche un obiettivo più pratico: permette un uso più efficiente delle risorse di calcolo costose. Scienziati informatici a volte utilizzavano fondi ARPA per comprare i computer, e l'agenzie speravano che ARPANET avrebbe permesso alle università di condividere queste risorse costose in modo più efficiente. Una delle prime applicazioni ARPANET era Telnet, che ha permesso ai ricercatori di un nodo ARPANET di accedere a un computer in un altro nodo.


1970: si espande ARPANET
Entro la fine del 1970, ARPANET era cresciuta a 13 nodi, includendo le scuole dell’East Coast come Harvard e il MIT. Tra i primi nodi vi era Bolt, Beranek e Newman (BBN), una società di consulenza ingegneristica che ha fatto i lavori ingegneristici necessari per costruire ARPANET. Ogni sito ARPANET aveva un router noto come Message Processor Interface. Questi costavano $ 82.200, o mezzo milione di dollari in soldi di oggi.



Pronto, chi parla? Il "frigorifero"!

Alla fine del XIX secolo, prima che lo sviluppo tecnologico iniziasse ad influenzare il quotidiano alcuni dei moderni elettrodomestici esistevano già; con la differenza, però, che venivano azionati dalla la forza umana. Proprio sul finire del secolo furono effettuati i primi tentativi d'introdurre l'energia elettrica sugli utensili domestici più precisamente su teiere e bollitori, sui quali venne montata una resistenza elettrica. Fino al 1920 ci furono piccoli sviluppi perché furono installati motori elettrici su diversi utensili e introdotto l'uso della "scocca" per racchiudere e non rendere visibili questi motori. In Europa ci furono lenti sviluppi nella distribuzione fino agli '70, quando ci fu un vero boom degli elettrodomestici. In America, invece, tutto cominciò molto prima negli anni '20.

giovedì 12 giugno 2014

Qualcuno fa qualcosa a posto mio, il mio nuovo robot.

www.barbonservice.it
Girovagando in ogni stanza della nostra casa, ci imbattiamo in tanti piccoli o grandi “esserini” pronti a fornirci il proprio aiuto. Se vogliamo realizzare una torta o una cena in poco tempo, c’è il Bimby che ci aiuta: basta seguire la ricetta, inserire gli ingredienti nel boccale e il gioco è fatto, mettiamo il tutto in frigo o nel forno e i nostri piatti sono pronti. Lavare, asciugare e stirare i vestiti, con lavatrice e asciugatrice facciamo tutto. Ma sorvolando su questi semplici elettrodomestici, che ormai fanno parte della nostra vita e li diamo anche per scontati, e facendo un salto in avanti, aprendo la finestra del futuro, robot ancora più concreti faranno la loro comparsa.

gaianews.it
Fra alcuni anni, gli anziani potranno utilizzare un robot, che li assisterà e aiuterà nella vita di tutti i giorni, oltre a monitorare lo stato di salute, sono in grado di spostare oggetti, prendere medicine e compiere qualsiasi gesto quotidiano, basta programmarlo a dovere. Tale robot è stato definito l’ombra dei parenti, permettendo così di rassicurare anche i famigliari che non possono assistere i propri cari. Questo semiautonomo è un progetto universitario, finanziato dalla comunità europea e assistito da numerose fondazioni, tra le quali la Fondazione Don Gnocchi, che definisce i possibili fruitori di tale ricerca in tal modo:
«Gli anziani cosiddetti "fragili" perché affetti da problematiche neuromotorie, i loro familiari e il personale specializzato nel servizio di teleassistenza. Per consentire a tipologie così differenti di utilizzatori di comunicare tra loro, interagendo con il robot e controllandolo, verranno realizzate tre differenti applicazioni a complessità crescente sviluppate su tre interfacce: una su tablet palmare dedicata agli anziani, un'altra su dispositivo tablet computer portatile dedicata ai familiari per il controllo della maggior parte delle funzionalità del robot e infine una su postazione fissa dedicata ad operatori esperti di centri di teleassistenza, in grado di risolvere situazioni di complessità elevata».

Mentre se vogliamo partire per un periodo, ma non vogliamo lasciare la nostra casa incustodita, I-Do Robot, un altro progetto italiano, vigilerà per noi. Infatti questo robot guardiano, guidato a distanza da noi stessi, è libero di gironzolare tra le camere e controllare se abbiamo lasciato le luci accese, le porte aperte e persino se gli alimenti stanno andando a male in frigo, insomma compirà azioni come se noi fossimo lì.

Nel mondo occidentale il robot viene impiegato per migliorare la qualità della vita, affidandogli compiti faticosi e ripetitivi, in Giappone, invece, diventa compagno di gioco dei bambini e di vita per gli anziani. Inoltre fa ingresso anche il robot soldato, che abbatte il deterrente della perdita di truppe al fronte, facendo ricadere su ciò l’attenzione e la preoccupazione dei comitati internazionali della disciplina robotica.


Insomma ormai i robot stanno “invadendo” tutti gli ambiti, tanto che anche lo scintoismo e il buddismo intravedono un’anima in queste macchine, quello che ci rimane da fare è creare un posto per loro nella nostra vita e farli diventare parte di essa.

martedì 10 giugno 2014

Internet aperta a tutti

Articolo tradotto da internetsociety.org, scritto da Mr. Michael Kende.

Internet è pronta per superare i 3 miliardi di utenti all'inizio dell'anno prossimo, ed ha già oltrepassato un miliardo di hosts alla fine dello scorso anno. Il risultato è una serie sbalorditiva di numeri che rappresentano le opportunità possibili per istruzione, intrattenimento e innovazione,  per citare solo alcune tra le attività offerte da una rete Internet aperta.

giovedì 5 giugno 2014

La rivoluzione chiama... Arduino risponde!

Fonte : The Economist
Lo sviluppo della società è sempre stato dovuto allo sviluppo della tecnologia, ma l’evoluzione della tecnologia è sempre stata motivata dalle necessità della società. Oggi possiamo affermare di vivere in una realtà automatizzata, mossa da esigenze produttive dai ritmi frenetici ma nel cui profondo qualcosa inizia a mutare.

Il mutamento ha un nome, sono i makers! Massimo Banzi ha dichiarato in un’intervista a wired: “I Maker sono personaggi interessanti: non sono nerd, anzi sono dei tipi piuttosto fighi che si interessano di tecnologia, design, arte, sostenibilità, modelli di business alternativi.”. Grazie a loro si intravede un nuovo modello produttivo incentrato sui fablab e sulle piccole produzioni, ma hanno anche il merito di aver mosso la lente di ingrandimento dell’interesse collettivo sulla rapida ascesa dell’homemade. Peter Troxler è intervenuto in un evento berlinese affermando che in questo mutamento trasversale si distinguono i tratti somatici di una terza rivoluzione industriale e indica le stampanti 3d come l’icona del cambiamento.

giovedì 29 maggio 2014

E se in Brasile giocassero dei robot?

Quest'estate in Brasile si disputerà la ventesima edizione dei "Campionati Mondiali di Calcio". Sembra che non siamo lontani però dal giorno in cui vedremo, al posto dei nostri idoli, dei robot che si rincorrono e lottano per la vittoria. L'iniziativa nacque nel 1992 e l'idea di far giocare a calcio dei robot fu divulgata per primo da Alan Mackworth, un professore della University of British Columbia (Canada). Nello stesso anno a Tokyo venne organizzato un Workshop inerente all'intelligenza artificiale dove fu molto discusso il tema di diffondere, attraverso lo sport più popolare al mondo, gli sviluppi della scienza e della tecnologia. Nel giugno del 1993, dopo aver analizzato i primi ostacoli da superare e raggiunto un accordo, fu fondato il "Robot J-League" (J-League è il nome del più importante campionato di calcio giapponese).

mercoledì 21 maggio 2014

La rivoluzione è tridimensionale!

Il primo utilizzo di una stampante non risale, come sarebbe naturale pensare, all'avvento dei computer, bensì alla metà del diciannovesimo secolo. All'epoca i dispositivi riuscivano solamente ad imprimere su carta i segnali in Codice Morse del telegrafo. Nel 1986 Chuck Hull ha dato una svolta epocale al mondo della tecnologia ottenendo il primo brevetto sulla stampa 3D. Hull fondò a Valencia la prima azienda nel campo delle stampanti 3D: la "3D Systems". Al giorno d'oggi una stampante 3D da l'opportunità, grazie ad un software grafico, di produrre oggetti in forma tridimensionale attraverso la modellazione di un materiale plastico.